Forse è capitato anche a te, il giorno di pasqua, da piccolo, di guardare le uova con entusiasmo, in quell’incarto colorato e appariscente, ben protetto da un nastro difficile da slegare. Anche una volta aperto, quell’uovo che ti sembrava gigante continuava a presentarsi maestoso, invitante e dentro di te probabilmente ti dicevi: “un uovo così grosso e ben incartato al suo interno non può che avere una splendida sorpresa!”.
La delusione però diventava grande quando nel romperlo ti rendevi conto che la sorpresa era così piccola che facevi fatica a trovarla in mezzo alla cioccolata andata in pezzi. Non solo il contenuto dell’uovo si rivelava molto piccolo, ma anche di poco valore e di nessun interesse per te.
Insomma da quell’uovo non è mai uscito uno dei tuoi super-eroi preferiti, la Barbie-magia-delle-feste o un qualsiasi altro giocattolo eccezionale che tutto quell’incarto e quello speciale contenitore di cioccolato avrebbero potuto contenere.
Il mondo dell’Università è più o meno come un uovo di Pasqua, quando sei alle superiori te lo fanno vedere ben incartato, quando ci entri dentro continuano a farti credere che quello è il posto migliore per conseguire un’ottima formazione… la sorpresa (amara), arriva quando approdi nel mondo del lavoro e realizzi che la tua formazione è ancora tutta da inventare. Insomma ti rendi conto che sei poco più di uno scolaretto impaurito al primo giorno di scuola e come tale dovrai venderti sul mercato del lavoro.
Studi giurisprudenza ma dopo 5 anni non hai mai visto un processo, un giudice, una sentenza.
Già prima di iniziare l’Università, magari a qualche incontro di orientamento dei docenti universitari inarrivabili ti spiegano quanto quell’ateneo sia famoso e rinomato in Italia. Poi ti iscrivi e inizi a frequentare le lezioni, i Professori impettiti ti spiegano le loro teorie, ti assegnano manuali di centinaia di pagine da studiare ma si guardano bene da spiegarti qualcosa che abbia a che fare con la professione che un domani dovrai svolgere.
Agli esami ti è chiesto di ripetere a memoria norme e articoli che nella vita reale nessuno si sognerebbe mai di imparare…
È così, ben infarcito di conoscenze teoriche, che arrivi nel mercato del lavoro, senza la più pallida idea di cosa voglia dire fare un lavoro. Per questo motivo ti sottoponi a svariati anni di tirocinio, pratica o stage gratuiti (forme di schiavitù legalizzata) per cercare di recuperare il tempo perduto all’Università. Poi quando hai finito questo percorso ti fanno ancora credere che non è abbastanza, in effetti tu hai appena iniziato a imparare un mestiere e sei già in ritardo! Devi specializzarti. Ecco allora che fai un master, spendendo fior fior di quattrini, poi magari un’esperienza di lavoro all’estero e chissà cos’altro ancora. Ridendo e scherzando finisci per avere 35 anni e non avere ancora tirato il tuo primo stipendio.
Questa è la realtà… lo specchio di un sistema mal congegnato, che non funziona, che nasce e si sviluppa per proteggere una casta. Ad ogni modo oggi è Pasqua e non è il caso di far polemica, le cose stanno così… e se non è possibile cambiarle è certamente possibile cercare di vederle da un’altra prospettiva.
Immagina il periodo dei tuoi studi come il periodo in cui TU crei la tua formazione e ti prepari al mondo del lavoro. Non appaltare all’Università questo compito, sei tu che devi fare la differenza per te stesso e per il professionista che sarai domani. Sei tu che ti occupi della tua formazione, tu che cerchi e trovi le tue opportunità formative, tu che esplori il mondo del lavoro prima ancora di iniziare a lavorare.
Questo farà la differenza!
Un consiglio per capire da dove iniziare?